La fine del lavoro

Sonnecchiando davanti alla TV, Piero Angela mi sottopone una ricerca che mi sveglia immediatamente dal torpore di fine estate: Si calcola che il 47% della forza lavoro attualmente impiegata negli USA dovrà, entro 10 anni, cercare una nuova occupazione a causa del progresso tecnologico.

Anche se non ho intenzione di trasferirmi negli States, voglio provare a vederci chiaro e mi scarico l’intera indagine, che con molta chiarezza fotografa un trend ormai in atto da tempo: i mestieri che saranno maggiormente richiesti in futuro sono, oltre a quelli (pochi) caratterizzati o da una sostanziale insostituibilità rispetto alle macchine, in misura molto maggiore quelli che richiedono elevate competenze.
Domanda e offerta futura di lavoro

Se osserviamo l’andamento della produttività delle imprese e la curva delle retribuzioni in Italia (il trend è analogo in molti Paesi dell’Unione Europea) è facile concludere che la ricchezza si va concentrando nelle mani di pochi soggetti che, avendo a disposizione più risorse, semplicemente pagheranno altri per far fare loro qualcosa.
Produttività e salari in Italia

Ma se già oggi per fare un biglietto del treno accendiamo un PC e per avere il diritto di salire su un bus mandiamo un SMS, è facile prevedere che tutti i mestieri con elevata ripetibilità e sostituibilità saranno rimpiazzati da macchine, il tutto a favore di un’offerta maggiormente competitiva, in un mercato che è sempre più globale.

Due lavoratori su tre hanno dovuto apprendere nuove competenze negli ultimi 5 anni per svolgere il proprio lavoro.
Negli USA il 65% dei ragazzi che sono a scuola oggi troverà un lavoro che non è ancora stato inventato.

Indagine Accenture 2012

E noi come siamo messi, in Italia?

L’istruzione di massa, se certamente ha elevato il livello minimo di conoscenze possedute, non è in grado di aderire ad esigenze diversificate ed in rapido cambiamento.

I lavori di domani richiederanno nuove idee, nuovi prodotti e capacità relazionali. In altri termini: il cervello utilizzato per trovare soluzioni e non per ripetere attività operative.
Capire “che cosa ha valore per le persone” sarà fondamentale anche per chi non si occupa di marketing, perché solo per quelle cose saremo disposti ad impegnarci (e spendere).

Nelle aziende il gap di competenze che il sistema dell’istruzione ci regala rispetto ad altri Paesi, si accentua in maniera ancora più sensibile a causa dei ridotti investimenti in formazione delle imprese.

Il famoso Capitale Umano, ciò che le persone sanno fare, è un asset aziendale destinato a svalutarsi rapidamente se non sufficientemente valorizzato con attività di formazione rispetto a ciò che oggi la competizione richiede.

Non sorprende più di tanto, quindi, scoprire che aziende del calibro di Apple e Google vanno a cercare i loro futuri dipendenti tra i banchi della scuola media, dato che è lì che già si possono intuire i talenti applicati alle nuove tecnologie.

Quale sarà il tuo lavoro di domani? Come è possibile inventare un modo nuovo di lavorare e di fare impresa?

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